venerdì 15 ottobre 2010

Pensieri e parole...Korogocho

 Se dovessi descrivere l'inferno, sicuramente direi Korogocho...
Korogocho è una delle tante baraccopoli di Nairobi, essa è considerata la quarta per dimensioni e numuero di abiatanti.
Lo slum si estende su un'area di 1,5 kmq ed è situata nella zona est di Nairobi, vicino alla discarica di Dandora, su terreno in parte di proprietà del governo e in parte di proprietà di un privato. In questo misero spazio vivono all'incirca  100-120 mila persone, stipate in baracce di fango e lamiera.
Appena arrivi lì risaltano subito i tanti problemi che attanagliano questo posto: sono troppe le persone che vivono lì, è troppa la puzza e il fumo della discarica, sono troppi gli uccellacci che ruotano sul cielo pesante d'inquinamento e sono troppe le sue tragedie giornaliere.
E' strano dire la parola tanto in uno spazio così piccolo eh? È proprio così lì non esiste la mezza misura, non puoi permetterti di rilassarti, riposarti, giocare...perchè lì è una corsa alla sopravvivenza. É
vero le disgrazie sono tante  e in ogni angolo della strada, ma basta poco che il “troppo”, viene ricacciato indietro dal troppo positivo: è troppa l'accoglienza, sono troppe le mani che vengo date per essere strette, i sorrisi dei bambini che s'intrecciano con l'incessante coro di voci che urlano "how are you?"
 Per dimostrare la loro accoglienza, è troppa
 la fede che si  fa preghiera in ogni atto quotidiano
 è troppa la solidarietà.
Allora capisci le parole di padre Stefano, un frate comboniano, che vive lì ogni giorno insieme a loro, in baracca, condividendo con loro la vita quotidiana e la parola di Cristo. Quella parola che non è obbligo o imposizione religiosa ma solo pura condivisione con gli ultimi: del resto Gesù non viveva certo nei templi o nelle sinagoche; egli viveva con i lebbrosi, le prostitute e i poveri...quelle persone che proprio come ci disse P.Stefano “ti danno la vera fede e la forza di andare avanti facendoti vivere qui, come se fossi in Paradiso”.
Sconvolgono queste parole, com'è sconvolgente pensare che la gente possa vivere in questa situazione.
Quasi tutti, in maggioranza uomini, fanno uso di droga o di alcool per sopperire ai morsi della fame e alle sofferenze della vita; i bambini iniziano a drogarsi già dall'eta di 8 anni, mentre le donne e le bambine iniziano a prostituirsi, aumentando il tasso di aids che attanaglia un terzo della popolazione di Korogocho.
Non mancano le missioni e vari progetti che i missionari e i frati comboniani creano per cercare di recuperare i bambini, i drogati, gli orfani e i cercatori di spazzatura. Quei progetti dove noi siamo andati a prestare servizio. Un servizio basato sul gioco!Semplice e puro gioco! che ti faceva stare vicino a quei bambini che per un paio di ore erano felici e avrebbero vuoluto stringerti piu forte che potevano la mano per non lasciarti andare via... emozioni forti, fortissime che ti fanno capire quanto siamo fortunati e quanto molte volte non ce ne rendiamo conto.
Rifletti su come molto spesso noi “ricchi” usiamo la droga per sballarci e ricercare il divertimentimento continuo, rifletti su come loro accolgono noi e come noi accogliamo loro: sparando e uccidendo se è necessario, sottostando a sporchi accordi che l'Italia ha con la Libia e Gheddafi.
Korogocho è una esperienza veramente toccante, ma sarebbe inutile averla vissuta solo come una semplice parentesi, Korogocho pretende un cambiamento e noi siamo felici questa sera di essere qui per testimoniare pezzi di Africa,  affinchè queste poche righe possano fare riflettere, far capire, che sorella acqua è una! e non sette sorelle delle multinazionali, che vendono l'acqua e la privatizzano, ricordano che il cibo non si butta, ricordando che la raccolta differenziata va fatta e ricordandoci che noi siamo fortunati!

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